Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’animo nostro. (Epicuro)
Non mi tiro indietro.
E parto dagli albori del tempo, in questa ricerca della felicità.
Per quanto un po’ ostica, questa lettera di Epicuro è, per certi versi, anche molto moderna.
Epicuro è un filosofo greco, vissuto tra il 342 e il 270 a.c. Morto a 72 anni, pare che le sue ultime parole, rivolte agli amici, siano state: “Siate felici e memori del mio pensiero”.
Prima di continuare, chiedo scusa in anticipo ai filosofi e fini pensatori: io tendo ed essere un po’ naif, per certi versi, e tendo a leggere le cose in base alle mie esperienze, alle mie emozioni: perdonatemi dunque se qualcosa mi sfugge o viene interpretata male (vale per Epicuro, ma anche per tutto il blog)!
Veniamo dunque a questa “Lettera sulla felicità”.
“Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l’età. Ecco che da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l’avvenire”.
Dice Epicuro, per poi spiegare come vivere una vita felice.
Alcune cose mi hanno colpito in particolare.
- Per essere felici occorre considerare l’essenza del divino come stato eternamente congiunto alla felicità;
- Non bisogna aver paura della morte (forse uno degli ostacoli più profondi per la ricerca della felicità): la morte, per Epicuro, non significa nulla e temerla vuol dire vivere nella perenne ansia dell’attesa di qualcosa che, quando verrà, non significherà più nulla per noi: “Quando noi viviamo la morte non c’è, quando c’è lei non ci siamo noi”.
- Non conta la quantità, ma la qualità della vita.
- Tendiamo a cercare sempre il piacere e a sfuggire il dolore, eppure non è sempre vero che il piacere ci rende felici o che il male sia sempre nocivo.
- “Una ferma conoscenza dei desideri fa ricondurre ogni scelta o rifiuto al benessere del corpo e alla perfetta serenità dell’animo, perché questo è il compito della vita felice, a questo noi indirizziamo ogni nostra azione, al fine di allontanarci dalla sofferenza e dall’ansia”.
- Bisogna saper godere di ciò che si ha.
- E smettere di credere che sia il fato a governare la nostra vita: è il libero arbitrio che ci rende liberi!
“Chi suscita più ammirazione di colui che ha un’opinione corretta e reverente riguardo agli dei, nessun timore della morte, chiara coscienza del senso della natura, che tutti i beni che realmente servono sono facilmente procacciabili, che i mali se affliggono duramente affliggono perpoco, altrimenti se lo fanno a lungo vuol dire che si possono sopportare?”
Sono consigli ancora validi, anche, e forse ancor di più nella nostra epoca moderna, caotica, effimera: un invito a ritrovare l’essenza della felicità e, con essa, il senso della vita.