L’infelicità è “un diritto”?
Mi sono arrivati da tante parti, in questo periodo, sia direttamente che indirettamente, messaggi un po’ provocatori sulla felicità. Uno in particolare mi ha colpito:
“Eh già, tu parli di felicità, ma come si può essere felici in questo periodo, tra Covid, crisi, cattiveria imperante, obblighi ecc..? Io proprio non voglio essere felice, rivendico il mio diritto ad essere infelice. Ogni volta che sento parlare di felicità, di buoni sentimenti, ecco, proprio non ce la faccio. Provo un senso di fastidio, quasi di nausea. Sono infelice, sì, e non me ne pento”.
Se questa frase mi ha colpito è perché, ammetto, mi ci sono in parte rispecchiata. E la cosa mi ha messo un po’ in crisi, ovvio. Ma come, vado predicando che la felicità è a portata di tutti ed ora reclamo anch’io il diritto ad essere infelice?
Sì.
Ho vissuto, come tutti, la difficoltà del lockdown, il senso di pesantezza e di estraneità al mondo, la preoccupazione, il distanziamento, il dolore e ho visto la stessa cosa negli occhi di chi mi era vicino. Ho avuto un lutto importante. Ho dovuto liberare in fretta e furia la casa dei miei nonni, buttando via ricordi di anni e anni. Tutto questo mi ha causato un gran calo di energia, molta rabbia. dolore: probabilmente sì, infelicità.
Ma è giusto così. Non si può reprimere il dolore, e nemmeno la rabbia. La società di oggi mal vede il lutto, eppure è giusto viverlo.
C’è un però. E’ giusto reclamare, in questi momenti, il diritto ad essere infelici, a rinchiudersi in se stessi, e sì, se vogliamo anche ad autocompatirci un po’ (poco, eh?). Ma con la piena consapevolezza delle nostre emozioni, riconoscendole, dando loro un nome. Non permettendo loro di diventare non un fine, ma di viverle come un mezzo. Non permettiamo di farci sopraffare. Viviamo il lutto, viviamo “l’infelicità” proprio per lasciarla scorrere via.
E ricominciare.
Non è un caso che pubblico questo post il 31 agosto. Per molti domani, settembre, è considerato un inizio di anno, un nuovo inizio, una ripartenza.
Il momento giusto per scrollarsi, recuperare energia, ricominciare appunto; e vedremo come fare.
Ognuno con il suo tempo, è tempo di rifare pace con il concetto che, se abbiamo diritto all’infelicità, altrettanto, se non di più, abbiamo diritto alla felicità.
Proviamo questa sera a prenderci pochi minuti per respirare profondamente. Iniziamo a riappropriarci della nostra energia interiore, quella più pura, più profonda, più nostra.
In fondo, la felicità è una “cosa” pratica, che si può imparare e costruire, giorno per giorno. Diritto all’infelicità compreso (anche questo fa parte del viaggio: l’importante è, come sempre, saper ripartire).
A presto,
Elena
Foto di morgan harper nichols per pixabay